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Alimentazione, Nutrienti

Le difficoltà nello scegliere la fibra da utilizzare nelle diete per cani e per gatti.


mercoledì 14 dicembre 2022


Le difficoltà nello scegliere la fibra da utilizzare nelle diete per cani e per gatti

Nella gestione di numerose patologie, non solo gastroenteriche, la scelta del tipo di fibra da utilizzare è una delle difficoltà che deve affrontare il nutrizionista.
Questo problema si pone non solo quando si prepara un piano nutrizionale di tipo casalingo, ma anche quando si deve scegliere quale alimento consigliare per la gestione della patologia del paziente


Infatti, la fibra alimentare comprende un assortimento diversificato di carboidrati non digeribili con caratteristiche ed effetti differenti sull'organismo che devono essere tenute in considerazione quando si sceglie la fibra da utilizzare in base alla patologia di cui l'animale è affetto.

Le caratteristiche chiave di una fibra sono la fermentescibilità, la solubilità e la viscosità.

La fermentescibilità di una fibra è definita dalla velocità e dalla completezza con cui essa può essere fermentata dai batteri presenti nel tratto gastroenterico.

In generale, le fibre vengono divise in fibre non fermentabili, lentamente fermentabili, moderatamente fermentabili e rapidamente fermentabili.

Durante la fermentazione i batteri producono principalmente acidi grassi a corta catena (SCFA), anidride carbonica, metano e acqua.

Se da un lato, la produzione di SCFA è uno dei principali scopi per cui si decide di utilizzare una fibra altamente fermentescibile, dall'altro il suo utilizzo può causare un aumento dei gas presenti nell'intestino, inducendo flatulenza.

Inoltre, quando si sceglie di utilizzare una fibra fermentescibile bisogna tenere in considerazione i suoi effetti sul tratto gastroenterico, infatti, maggiore è la velocità di fermentazione di una fibra, minore è la velocità del transito gastrointestinale e la massa fecale prodotta, mentre risulta aumentata la produzione di metaboliti fecali.

Al contrario, le fibre non fermentabili passano attraverso il tratto gastroenterico subendo poche modifiche nella loro struttura e, di conseguenza, hanno maggior effetto sull'ingombro fecale per la loro capacità di legare acqua lungo tutto il tratto gastroenterico.

La solubilità di una fibra, invece, dipende dalla sua capacità di sciogliersi in una soluzione acquosa mentre la viscosità rappresenta la misura della capacità di una fibra di addensarsi nel formare un gel in soluzione.

In generale la viscosità e la fermentescibilità sono caratteristiche più comunemente attribuite alle fibre classificate come solubili.

Tuttavia, non tutte le fibre solubili presentano lo stesso grado di fermentescibilità e viscosità.

Di seguito riportiamo uno schema in cui vengono indicati i livelli di solubilità e fermentescibilità dei diversi tipi di fibra.

 
SOLUBILITÀ ELEVATA
SOLUBILITÀ MODERATA
SOLUBILITÀ BASSA

FERMENTESCIBILITÀ ELEVATA
Fruttani (es: FOS, INULINA); galattani, mannani, mucillagini, pectina di mela, gomma di guar, gomma arabica, fibra di soia, polpa di mela o di carota
 
 

FERMENTESCIBILITÀ MODERATA
Pectine, semi di lino
Vinaccia, polpa di pomodoro, buccia di piselli
Emicellulosa, fibra di piselli, polpa di barbabietola, crusca di riso, crusca di soia, crusca di frumento

FERMENTESCIBILITÀ BASSA
 
psyllium
Cellulosa, lignina



In linea generale, le fibre insolubili vengono utilizzate principalmente per la loro capacità di aumentare la massa fecale e ridurre il tempo di transito intestinale mentre le fibre solubili sono da preferire quando si desidera ridurre la velocità di svuotamento gastrico e aumentare il grado d'idratazione delle feci.

Un' altro scopo per cui vengono utilizzate le fibre solubili è il loro effetto prebiotico, ossia la loro capacità di essere utilizzate dai batteri intestinali per produrre metaboliti che conferiscono benessere all'intestino dell'ospite.

Tuttavia, l'effetto prebiotico non è dovuto alla solubilità della fibra stessa ma alla sua capacità di essere fermentata.

Infatti, è la fermentazione delle fibre da parte dei batteri che permette la produzione dei cosiddetti SCFA che, agendo come fonte di energia, sia per i batteri stessi che per le cellule del colon, apportano un beneficio al tratto gastroenterico.

Inoltre, un ulteriore beneficio locale che viene attribuito alla produzione di acidi grassi a corta catena è l'abbassamento del Ph luminale, che inibisce la proliferazione di Clostridium e altri batteri patogeni nonché migliora l'assorbimento minerale e, riducendo la degradazione dei peptidi, riduce la produzione di ammine, ammoniaca e composti fenolici.

Diventa perciò fondamentale sapere quali sono le fibre solubili dotate di un elevata fermentescibilità.

Se, ad esempio, si usa lo Psyllium come fibra solubile si deve essere al corrente che essa non avrà anche un'azione prebiotica poiché questa fibra non presenta un elevata capacità di essere fermentata.

Per questo scopo è bene utilizzare altre fibre solubili come l'inulina, i FOS o i MOS.

Lo stesso discorso dovrebbe valere quando si decide di inserire una fibra solubile per il controllo glicemico.

Anche in questo caso, è bene sapere che la capacità di controllare la glicemia postprandiale e aumentare la risposta insulinica tipica delle fibre solubili non dipende tanto dalla loro solubilità ma quanto dalla loro viscosità.

Infatti, è con l'aumentare della viscosità della fibra che aumenta anche la capacità della fibra di rallentare l'assorbimento del glucosio, con conseguente appiattimento della risposta glicemica post-prandiale e un migliore controllo della glicemia nei soggetti diabetici.

Di conseguenza, quando si sceglie di utilizzare una fibra solubile in un animale diabetico sarebbe preferibile sceglierne una ad elevata viscosità come ad esempio le pectine, la gomma di guar o lo psyllium.

Tuttavia, un eccessivo utilizzo di fibre solubili e viscose, può ridurre la disponibilità di alcuni nutrienti, infatti, la formazione di gel agisce da barriera fisica alla digestione enzimatica dei nutrienti e, di conseguenza, al loro assorbimento.

Conoscere le caratteristiche delle diverse fibre è fondamentale anche per poter valutare in maniera approfondita un alimento commerciale.

Purtroppo, negli alimenti PetFood viene riportata in etichetta soltanto la fibra grezza che, però, non fornisce una stima delle fibre solubili e fermentescibili che contiene l'alimento.

Infatti, esse non sono incluse nelle analisi che vengono effettuate per calcolare il quantitativo di fibra grezza presente in un alimento.

Le fibre insolubili, invece, sono maggiormente incluse nella valutazione della fibra grezza, ma comunque una parte di esse non viene inclusa in questo calcolo.

Questo significa che, basandosi soltanto sui tenori analitici presenti sull'etichetta di un cibo PetFood, non ci si può rendere conto del reale contenuto in fibra di quest'ultimo perché, ad esempio, se negli ingredienti fossero presenti alimenti contenenti un'elevata quantità di fibra solubile, ma scarsa fibra insolubile, la fibra grezza riportata sarebbe comunque ridotta.

Per poter valutare il contenuto totale di fibra, sarebbe necessario conoscere quella che viene definita fibra alimentare totale (TDF). L'analisi di quest'ultima, infatti, separa le fibre solubili e non solubili, includendo così il contributo di fibre che non vengono rilevate dall'analisi della fibra grezza.

A questo punto, paragonando il dato con quello della fibra grezza e guardando gli ingredienti presenti, il nutrizionista può sapere quanta fibra e con quali caratteristiche è presente nell'alimento.

Purtroppo, anche quando si prepara una dieta casalinga non è sempre così semplice sapere che tipo di fibra si sta somministrando con gli alimenti inseriti nel piano nutrizionale.

Infatti, tanti database ufficiali (tra cui l'INRAN) riportano nelle loro tabelle solo il dato della fibra alimentare totale, ma non la suddivisione tra fibra solubile e insolubile e, soprattutto, non esiste un database completo che indichi il grado di fermentescibilità e di viscosità delle fibre presenti negli alimenti ad uso umano.

BIBLIOGRAFIA:
- Adam A Moreno , Valerie J Parker, Jenessa A Winston, Adam J Rudinsky. Dietary fiber aids in the management of canine and feline gastrointestinal disease. J Am Vet Med Assoc 2022 Oct 26;260(S3):S33-S45
- Case, L. P., Daristotle, L., Hayek, M. G., & Raasch, M. F. (2010). Canine and Feline Nutrition: A Resource for Companion Animal Professionals. Chapter 2


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